Chiesa di San Marco

Sorge su una piccola collina, a breve distanza dal centro storico; la sua costruzione originale sembra risalire alla prima metà del XII secolo. In seguito, secondo la tradizione, i monaci Benedettini donarono la chiesa a San Francesco, che sostò presso il loro monastero durante una visita a Jesi.
Il suo rinnovamento nelle forme attuali, con tre ampie navate, di cui quella centrale suddivisa in cinque campate, coperte da volte a crociera e sorrette da solidi pilastri ottagonali, fu voluto dai Frati Minori nel corso della seconda metà del sec. XIII.
La facciata in laterizio, a capanna tripartita secondo il modello lombardo, ripete la divisione interna. Il semplice ed armonioso portale, in marmo bianco cipollino e rosso di Verona, è lievemente strombato.
L'imposta dell'arco è segnata da capitelli corinzi, mentre nella cornice che racchiude il portale corre una ghiera a figura fitomorfa che nasce dalla fauci di una volpe. Sopra il portale campeggia un bel rosone in terracotta di epoca molto più recente.
All'interno si conservano alcuni affreschi trecenteschi, superstiti del ciclo pittorico che originariamente decoravano la maggior parte delle pareti della chiesa. Tra questi si può ammirare La Crocifissione, in fondo alla navata centrale, dominata dalla figura del Cristo morente, alla cui destra le pie donne sorreggono la Vergine svenuta, mentre a sinistra un gruppo di astanti partecipa al dramma; L'Annunciazione in fondo alla navata destra; il sottostante Crocifisso con ai lati la Vergine e San Giovannino, La traslazione della santa casa e, sulla parete di mezzogiorno, l'ultima grande composizione con la Morte della Madonna attorniata dagli Apostoli addolorati. All'estremità della navata sinistra c'è un bel monumento funerario rinascimentale (1513) dedicato alla memoria del medico Nolfi.
Le pitture murali di San Marco hanno dato luogo ad alcune difformità di attribuzione, ma i recenti restauri hanno permesso di chiarire la matrice riminese degli affreschi ricondotti a Giuliano e Giovanni da Rimini e ad artisti di ambito fabrianese.
Nel corso dei restauri effettuati il secolo scorso (1854-1859) dall'architetto Angelo Angelucci e dai pittori Silvestro Valeri di Perugia e Marcello Sozzi di Roma, si è provveduto a completare la decorazione della volta e dei sottoarchi, oltre che degli arredi lignei.

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